lunedì 5 dicembre 2011

Prof. Rossi, Ok! Sfiduciamo i mercati

di
Francesco Zanotti

Sul Sole 24 Ore di domenica Il Prof. Guido Rossi ha scritto un articolo del quale c’era molto bisogno: una voce in controtendenza rispetto ad una ortodossia “economica” asfissiante che impone sacrifici irragionevoli che minano letteralmente il futuro.

Cosa dice il Prof. Rossi? Riferisce di una sentenza  del giudice Jed S. Rakoff della District Court di New York che rigetta un accordo tra Sec e Citigroup col quale quest'ultima era pronta a pagare ben 285 milioni di dollari per far cadere l'accusa di illecite operazioni sui mercati finanziari.
La ragione? Non ha riconosciuto alla Sec il diritto di essere l’unica a poter individuare nei mercati finanziari quale fosse il pubblico interesse. Ed ha dichiarato che quell’accordo non era nel pubblico interesse. Punto!

La conclusione del Prof.Rossi “… ad evitare le rivoluzioni il legislatore nazionale, il legislatore europeo, financo quello globale dovrebbero, invece che cercare di sedurre i mercati con politiche di austerità, disciplinare prima rigorosamente lo scomposto e caotico mondo dell'opaca finanza, dominato dall'oligopolio delle agenzie di rating, per poter veramente proporre scelte politiche adeguate ad eliminare le diseguaglianze.”
Applausi! Finalmente.

Sull’onda di quanto scritto dal Prof. Rossi, vado avanti e riprendo un tema già trattato in questi blog, ma mai troppo ...


Come non dobbiamo lasciare tutto in mano ai “mercati” (che, poi, non si sa bene chi o cosa siano) così non dobbiamo lasciarci soggiogare dalle leggi dell’economia. Lo ripeterò fino a quando non sarò riuscito a generare consapevolezza e progettualità al proposito: non esistono le leggi dell’economia. Esistono proposizioni, più o meno coordinate, non condivise che non hanno certo il diritto di chiamarsi leggi e che non hanno nulla di scientifico. E noi oggi ci lasciamo sballottare da queste pseudo leggi … e da economisti che fanno di queste leggi quasi leggi di natura che dovrebbero governare il nostro presente ed il nostro futuro. Queste stesse “leggi” che ci spingono verso un’austerità che tanto più è rilevante tanto più genererà recessione.
Dobbiamo aprire un dibattito sull’economia … L’ho scritto, ma mi rendo conto delle difficoltà: come fate a coinvolgere in un dibattito serio (epistemologico) sull’economia personaggi come Alesina e Giavazzi, che usano queste presunte leggi per auto proclamarsi profeti?
Non solo non esistono leggi, ma le dobbiamo progettare: tutti insieme, scegliendo quelle capaci di costruire sviluppo.

Nessun commento:

Posta un commento

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.